Anghelos17 |
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| Innanzitutto salve, voglio innaugurare in questa discussione la mia presenza sul forum. "L'imperialismo" è, a mio modo di vedere, una parola dal significato aperto a diverse interpretazioni. Quella sin qui da voi accolta mi sembra palesemente quella militare. In quest'ottica, dal punto di vista storico andrei ancora più indietro rispetto alle guerre pirriche. Mi riferisco in particolare al 343 a.C., quando il senato accorre in aiuto di Capua per difenderla dai Sanniti. Ora è vero che questo decisione fu presa in conformita con l'accordo stipulato da Roma e la città campana nel 354, però mi sembra solo una formalita finalizzata a giustificare il bellum iustum che era alla base del modo di pensare della Roma repubblicana, almeno alle origini. In realtà però si era ormai formata la nuova classe dirigente patrizio plebea in seguito alla riforma del 367, e questa gia coltivava mire di espansione. Quindi, colloco alla promulgazione delle leggi Licinie Sestie il cambio di tendenza. Ma, dal mio punto di vista, e qui mi scuso se vado ot, è molto più interessante parlare di imperialismo culturale. Quello che è iniziato con Augusto, ma il cui processo è nato in seguito alla vittoria nelle guerre macedoniche, e il conseguente assorbimento della cultura romana in quella greca. Li è nata l'Europa. Li, la concezione di uomo come libero cittadino dotato di ragione che si inserisce nel "patto sociale" al fine di migliorarne il contesto esiste concretamente negli intellettuali del tempo. Ciò significa che si sviluppa un modo di pensare che prescinde dal tempo e dal luogo, ed è perciò universale. La cosa che personalmente mi affascina e che conferma quanto dicevo, è che questa concezione regge tutt'oggi l'europeismo e l'occidentalismo. Ora, preso atto di questa interprezione dell'imperialismo, quandp collochereste voi questa presa di coscenza da parte dell'elite romana?
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